“Nessuna risposta, nessun riscontro. Un silenzio imbarazzante che segna un profondo vuoto tra il mondo produttivo siciliano e le Istituzioni politiche della Regione”. CNA, Confartigianato, Casartigiani e Claai puntano l’indice contro il Governo, “rimasto sordo – affermano i vertici delle quattro Organizzazioni datoriali – all’ urgente richiesta di incontro per la sospensione del bando, caratterizzato da numerose criticità, per l’erogazione del fondo perduto alle imprese, colpite dalla crisi economica innescata dalla diffusione del Covid-19”. Sul banco degli imputati il “Bonus Sicilia”, le cui limitazioni e modalità di accesso al contributo hanno scatenato l’ira delle Associazioni di categoria, ma anche e soprattutto la protesta di un numero elevato di attività, tagliate fuori rispetto alla potenziale concessione di aiuto economico in arrivo da Palazzo d’Orleans. “Sia il presidente Musumeci che l’assessore Turano – sottolineano i rispettivi referenti, Nello Battiato, Giuseppe Pezzati, Maurizio Pucceri e Orazio Platania – hanno fatto orecchie da mercanti, ignorando la nostra istanza di un sollecito confronto per illustrare loro i punti critici del bando, i cui effetti saranno quelli di lasciare fuori una vasta platea di imprese per oggettivo impedimento, oltre che per la limitata dotazione finanziaria del budget a disposizione. E a fronte di ciò, la politica regionale che fa? Non prova nemmeno ad ascoltarci, non prende minimamente in considerazione l’ipotesi di correre ai ripari e non riconosce i propri errori, destinati ad acuire la già drammatica condizione di disagio e di sofferenza in cui versa la maggior parte del tessuto produttivo siciliano. Questo contesto di anomalie e di incongruenze noi lo rileviamo a ragion veduta, perché ogni giorno – affermano i rappresentanti delle quattro Organizzazioni datoriali – ci confrontiamo con imprenditori, artigiani, e commercianti. Cosa che purtroppo non fanno i Palazzi decisionali. Andiamo con ordine a focalizzare le criticità riscontrate e segnalate. Riteniamo necessario rivedere la tabella dei Codici Ateco ammissibili al finanziamento. Ci sono attività, come ad esempio la produzione di pasticceria, le tintolavanderie, i centri di revisione, autoriparatori e impiantisti, le quali, seppur non ricomprese tra i codici del DPCM di marzo, erano di fatto chiuse, così come si evince dai dati della cassa integrazione. Non possono essere escluse. C’è poi la richiesta della regolarità del DURC, la quale, a nostro avviso – evidenziano – non va contemplata. Le imprese a seguito dei continui rinvii del versamento dei contributi, opportunamente consentiti dal governo, non hanno ancora regolarizzato la loro posizione. E i tempi stretti, previsti nel bando, non consentono alle aziende, colpite dalla pandemia, di avere il Durc in regola. Altro nodo è rappresentato dalla certificazione del Revisore Contabile. Una richiesta che consideriamo eccessiva, superflua, anche perché si traduce in un costo aggiuntivo per l’impresa. Si potrebbe risolvere con una semplice autocertificazione. Per non parlare dell’attuale procedura che riguarda l’accessibilità al servizio di prenotazione, la compilazione e invio dell’istanza. La complessità dell’iter di partecipazione al bando viene appesantita, per non farci mancare nulla, dalla presenza dell’identità digitale (SPID), per la quale si riscontrano criticità nei tempi di attivazione della stessa. Ciliegina sulla torta – concludono Battiato, Pezzati, Pucceri e Platania – l’atto finale di questa procedura, cioè quel click day che risulta essere una sorta di presa in giro. Ridurre l’ottenimento o meno del contributo alla velocità con cui si pigia un tasto del computer ci sembra davvero un’offesa e una mortificazione per chi ogni giorno, con sacrifici, responsabilità e rischio, tiene in piedi l’economia del nostro territorio. Alla luce di tutto questo, facendo appello ad uno scatto di umiltà delle Istituzioni coinvolte e alla sensibilità della classe politica regionale, invochiamo un urgente intervento del Presidente della Regione, dell’intero Governo e dei gruppi parlamentari, per bloccare un bando inadeguato e ricco di criticità, certamente non rispondente a quelle che sono le reali esigenze del mondo produttivo, al quale la misura si rivolge. Di fatto oggi sono più gli scontenti che quelli che hanno manifestato apprezzamento e hanno pouto aderire all’iniziativa”.