Allarme degli edili e restauratori CNA Sicilia, Codice degli appalti obsoleto, cancella la libera concorrenza e provoca danni

“Le imprese edili ed i restauratori della CNA Sicilia chiedono alle forze politiche di intervenire prima che il sistema delle Costruzioni collassi su se stesso. Nonostante gli sforzi messi in campo dal Legislatore per rilanciare il settore delle costruzioni (Ecoincentivi, Investimenti PNRR, ect.), non possiamo che essere delusi dalle ultime modifiche normative approvate dal Governo nazionale in materia di appalti pubblici”. A lanciare l’allarme sono gli edili ei restauratori di CNA Sicilia. “Le proposte legislative, da noi avanzate assieme alle altre associazioni di categoria afferenti a Reteimpresa.net, – affermano i vertici regionali delle due categorie – destinate a modificare l’attuale Codice degli appalti, non sono stati accolti. Non ultimi gli emendamenti di modifica al D.L. 77 del 31.05.2021 presentati in VIII Commissione Ambiente e Trasporti, utili ad apportare nel breve periodo aggiustamenti chirurgici ad un Codice degli Appalti ormai ritenuto obsoleto. E mentre il Governo nazionale, su delega del Parlamento, ha iniziato l’iter di modifica al Codice dei Contratti, le modifiche introdotte nel Decreto Semplificazioni hanno ulteriormente ridotto la partecipazione delle imprese alle gare pubbliche, limitando ancora una volta la libera concorrenza, quasi cancellandola. Le premesse di cambiamento non sono delle migliori – evidenziano Luca Calabrese e Maurizio Merlino, per CNA Costruzioni, e Giovanna Comes e Luigi Giacalone per CNA Restauratori – il libero mercato delle opere pubbliche è del tutto scomparso a favore di una selezione ristretta di imprese, alla quale si permette di partecipare a questa o quella gara. Alle imprese di costruzioni qualificate viene oggi impedito di partecipare liberamente ai pubblici incanti, spacciando questa scelta politica come “semplificazione”. Inoltre, i criteri di scelta del contraente, oggi previsti nel Codice dei Contratti, non fanno altro che aumentare le soglie di aggiudicazione gara dopo gara arrivando a toccare il 40%. Se a questo si aggiunge l’innalzamento del costo dei materiali, del tutto ingiustificato e fuori di ogni controllo, che da inizio 2021 ha colpito anche il settore delle costruzioni, sia pubblico che privato indistintamente, è chiaro che aggiudicarsi una gara pubblica e realizzarla nei costi e nei tempi previsti diventa un’operazione quasi impossibile, producendo un danno non soltanto alle imprese edili che dovranno eseguire l’opera ma all’intera comunità, che quell’opera dovrà fruirla. Il tempo delle attese ormai è terminato, quello che più ci rattrista e sapere che le problematiche sono chiare a tutte le forze politiche, alle quali sono state più volte presentate e documentate delle proposte per modificare il Codice degli Appalti in maniera fattiva e concreta, anche sulla scorta di studi e applicazioni reali, non ultima con la L.R. 13/2019 in Sicilia. Le anomalie presenti nel Codice dei Contratti prima, e poi nel Decreto Semplificazioni, sono state sottoposte anche alla Commissione Europea che se in un primo momento era rimasta a guardare in attesa che il legislatore italiano intervenisse a correggere gli errori, dopo le ulteriori restrizioni approvate con il Decreto Semplificazioni ha ufficialmente espresso grande preoccupazione dal significativo concentramento di procedure semplificate che rischiano di facilitare il malaffare. Dello stesso parere sono anche ANAC ed il Consiglio di Stato. A questo punto sorge spontanea una domanda, ma se tutti sono convinti che questa semplificazione così come regolata non funziona, perché si continua a remare controvento? Non ci resta che rinnovare l’invito alle forze politiche e al Governo per un confronto prima possibile in modo da trovare le giuste regole e far ripartire questo Paese realizzando i lavori previsti, in primis con i nostri fondi nazionali e poi anche quelli del PNRR. Bene, nell’interesse della comunità. Ogni gara aggiudicata con queste condizioni non farà altro che provocare danni”.